Siamo un popolo di migranti
Care ragazze e cari ragazzi è affascinante poter leggere la storia del popolo italiano attraverso il suo DNA. La lettura del "DNA italico" ci svela
una realtà biologica interessante. Se prendessimo a caso due italiani e confrontassimo il loro DNA, la diversità genetica misurata sarebbe maggiore rispetto a
quella di due europei qualsiasi appartenenti a paesi diversi. Questa caratteristica genetica "italica" è
il risultato della nostra storia: siamo infatti un popolo orginato da migrazioni e
mescolamenti, che hanno forgiato il nostro DNA.
In un articolo uscito a novembre 2023 su "Le Scienze", Francesco Montinaro ci racconta una storia lunga 40000 anni, caratterizzata
dall'incontro di numerose popolazioni
provenienti da luoghi anche molto lontani dalla penisola italiana, una storia tale da plasmare il "DNA italico".
In questo studio,
l'antropologia molecolare, avvalendosi delle competenze di genetisti, antropologi, archeologi e linguisti, ha ricostruito la storia delle migrazioni e dei mescolamenti di popolazioni
antiche, da cui gli italiani di oggi si sono originati. Il pioniere di questo tipo di studi è stato
Luigi Luca Cavalli-Sforza, che già conoscete. Oggi le tecnologie molecolari sono più avanzate e anche precise di quelle usate agli albori di questa disciplina da
Cavalli-Sforza. Negli studi più recenti, sono stati utilizzati il DNA mitocondriale e quello del cromosoma Y. Il primo si trasmette per via materna, il secondo
per via paterna. Il nostro DNA mitocontriale è uguale a quello di nostra madre, che a sua volta è uguale a quello della nonna materna. Il DNA del
cromosoma Y è uguale a quello di nostro padre, di nostro nonno e così via a ritroso. Il DNA, ovviamente, resta uguale
a meno che non avvengano mutazioni casuali. Sono queste mutazioni
rare e casuali che ci permettono di ricostruire la storia genetica delle popolazioni. Infatti, funzionano come un orologio molecolare, tanto maggiore è il numero
di mutazioni casuali che distinguono due popolazioni tanto maggiore è il tempo trascorso dalla loro separazione. È un po' più complesso, ma il concetto di base
è questo.
Immagine ripresa da
Un ritratto genetico degli italiani. Grafico a violino della differenziazione genetica in diverse popolazioni europee. |
Ritornando al DNA italico,
la prima conclusione è stata la seguente: le popolazioni del nord Italia sono più simili ai gruppi dell'Europa centro orientale, quelli del sud Italia sono geneticamente più
vicini alle popolazioni mediterranee, ma la variabilità genetica della popolazione italiana è superiore a quelle di tutti gli europei e i sardi, in particolare,
costituiscono una peculiarità rispetto a tutti gli altri italiani. La variabilità genetica degli italiani, però, viene da lontano nel tempo e nello spazio.
I contributi genetici, provenienti in maggior misura
da popolazioni dell'Europa nord-orientale e caucasica e, in misura minore,
da popolazioni del Medio Oriente e del nord Africa, si sono innestati in un substrato genetico già molto variabile formatosi
in decine di migliaia di anni.
Le dinamiche migratorie che hanno plasmato il DNA della popolazione italiana moderna sono molte, tuttavia possono essere ricondotte a quattro eventi principali. Nel Paleolitico, circa 20000
anni fa sono arrivati cacciatori-raccoglitori dai Balcani, seguiti nel Neolitico da agricoltori dall'area anatolica.
L'Età del Bronzo è stata caratterizzata dall'arrivo di pastori
dalle steppe pontico-caspiche. L'aumento degli scambi commerciali durante l'Età del Bronzo portò a un vero e proprio processo di cosmopolitizzazione genomica:
diverse popolazioni europee, del vicino Oriente e del nord Africa, si incontrarono e si mescolarono nella penisola italiana.
Immagine ripresa da
Un ritratto genetico degli italiani. La composizione genetica degli italiani è il risultato di quattro eventi demografici. |
La diffusione da est a ovest delle popolazioni dalle steppe pontico-caspiche, dall'area dal Mar Nero al Mar Caspio, ha lasciato traccia nel nostro DNA ed è evidenziabile soprattutto
nelle popolazioni dell'Europa settentrionale e centrale. I dati genetici confermano anche l'ipotesi dell'introduzione delle lingue indoeuropee nel continente durante la migrazione
proveniente da queste steppe.
Linguistica e genetica
si supportano a vicenda per ripercorrere le migrazioni umane. Parallelamente, gli studi archeologici hanno dimostrato che i pastori delle steppe avrebbero
introdotto la ruota e lo sfruttamento intensivo del cavallo. L'approccio interdisciplinare permette di ricostruire l'evoluzione genetica e culturale di una popolazione, portando alla
luce l'importanza fondamentale delle migrazioni e del loro apporto per la determinazione delle caratteristiche e delle radici di un popolo.
Tra 7000 e 10000 anni fa arrivano la lavorazione dei metalli e l'agricoltura. Sembra che queste innovazioni siano giunte in Italia tramite un fronte migratorio dall'Anatolia attraverso
i Balcani, seguendo il corso del Danubio e un altro fronte proveniente
dalle coste del Mediterraneo. Non vi sembra che le rotte dei migranti del Neolitico siano simili a quelle attuali? Nel vivere il
presente non dobbiamo mai dimenticarci del passato. In questo contesto specifico, dovremmo sempre tener presente che l'intera storia di Homo sapiens è una storia di
migrazioni (leggi anche
Homo sapiens: tutta una serie di circostanze).
In Europa le popolazioni di cacciatori e agricoltori si mescolarono. Le tracce di questo mescolamento sono ben identificabili nel DNA degli italiani di oggi. Una porzione del genoma
degli italiani conserva tracce di popolazioni che vissero 17000 anni fa e che arrivarono dai Balcani. Da non dimenticare, inoltre, che circa l'un per cento del DNA degli europei
odierni deriva dagli uomini di Neanderthal, a ulteriore dimostrazione che la storia umana è una storia di migranti che si incontrano, si mescolano e permettono l'evoluzione
genetica e culturale della nostra specie. Dobbiamo essere orgogliosi del fatto che l'Italia sia stata un crocevia di migrazioni e mescolamenti che hanno
favorito il contatto tra popoli e culture diverse, ricchezza umana di inestimabile valore. E speriamo che continui a esserlo.
Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it) - Pubblicato il 23 marzo 2024