Obiettivo 13: il cambiamento climatico...

Care ragazze e cari ragazzi l'obiettivo 13 dell'Agenda 2030 ha come tema il cambiamento climatico e i suoi effetti: Take urgent action to combat climate change and its impacts. Non è certo una novità quella dell'emergenza climatica, dal 1997 si susseguono conferenze internazionali sul clima che hanno lo scopo di far sedere allo stesso tavolo politici e scienziati affinché decidano le misure necessarie per contrastare l'aumento della temperatura del nostro pianeta. L'emergenza climatica è una delle priorità dell'umanità, lo sappiamo (leggi anche COP21: è un buon accordo o no?, La transizione energetica, Time is running out..., Ultima chiamata..., La dieta della salute planetaria).
Tra gli obiettivi dell'Agenda 2030, relativi allo sviluppo sostenibile, il numero 13 è, quindi, quello dedicato alla crisi climatica, che prosegue senza sosta. Nella descrizione dell'obiettivo si dice che 1) l'economia deve puntare alla neutralità delle emissioni (ridurre le emissioni di gas serra e bilanciare emissioni e assorbimento, per esempio, di CO2) ed è necessario 2) aumentare i finanziamenti governativi per tutte le azioni volte a contrastare i cambiamenti climatici; 3) sviluppare progetti per la resilienza, cioè la capacità di rispondere e adattarsi alle situazione di emergenza climatica, 4) fare in modo che la popolazione sia informata sul cambiamento climatico, sulle sue cause antropiche, sulle azioni necessarie per contrastarlo, 5) pianificare e gestire a livello mondiale le azioni per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico.
Di tutto questo si occupa il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (The Intergovernmental Panel on Climate Change), che ogni anno organizza la conferenza COP (Conferenza delle Parti), cioè la riunione dell'organo supremo della convenzione delle Nazioni Unite sul clima. Quest'anno la conferenza si è svolta a Glasgow nel novembre 2021 (Glasgow Climate Change Conference) ed è stata la ventiseiesima, per questo motivo chiamata COP26.

Immagine ripresa dall'articolo How researchers can help fight climate change in 2022 and beyond

Quali sono stati i risultati positivi della conferenza dello scorso novembre? È, senza dubbio, aumentata la consapevolezza che la transizione energetica, cioè il passaggio a fonti energetiche sostenibili, richiede innovazione e, quindi, ingenti finanziamenti per la ricerca scientifica. Capitali pubblici e privati sono stati impegnati per questo scopo. L'Unione Europea ha annunciato nuovi incentivi per rendere le città più verdi sostenendo anche, con sforzi senza precedenti, la mobilità elettrica; ha previsto importanti finanziamenti per le tecnologie di sequestro dell'anidride carbonica dall'atmosfera e la ricerca di combustibili e materiali rinnovabili. La Cina sta finanziando infrastrutture all'avanguardia e mira a perseguire obiettivi di sostenibilità molto ambiziosi. Gli Stati Uniti hanno stanziato oltre 42 miliardi di dollari per la ricerca e lo sviluppo di fonti di energia pulita e centinaia di miliardi sono previsti per il prossimo futuro. L'India ha presentato programmi importanti di limitazione delle sue emissioni. Nell'accordo finale c'è l'esplicito riferimento a una riduzione graduale dell'energia elettrica a carbone.
È stato deciso che ci sarà un monitoraggio dei risultati ottenuti dai vari paesi e che saranno scienziati a valutare gli obiettivi raggiunti, altro esito positivo della COP26. Si è discusso di emissioni di metano, deforestazione, protezione e conservazione della biodiversità. Allora, perché Greta Thumberg e il suo popolo (ma anche molti scienzati, a dire il vero) non sono per nulla soddisfatti?
Il problema è il tempo a disposizione. A sei anni dalla conferenza di Parigi (COP21), nella quale si era stabilito di prendere misure tali da non permettere un aumento della temperatura del nostro pianeta oltre 1,5°C entro il 2100, aumento che sarebbe stato catastrofico, gli impegni presi a Glasgow a novembre 2021 porteranno a un aumento di 2,4°C entro il 2100. Sempre che gli impegni siano rispettati. In definitiva è come se si fosse fatto un passo indietro. Ci sono poi altri aspetti negativi dell'accordo. Non sono stati, per esempio, presi impegni apprezzabili per i paesi più poveri e vulnerabili ai cambiamenti climatici. Ancora una volta è stata persa l'occasione di procedere verso una "giustizia climatica". Dobbiamo riflettere sul fatto che, per esempio, l'aumento del costo dell'energia avrà inevitabilmente un effetto diverso nei paesi a alto e basso reddito. I primi dovrebbero assumersi il maggior carico economico richiesto dalla transizione energetica, è banale come riflessione, eppure è ancora tema di dibattito e scontro politico. La logica che è sembrata prevalere a Glasgow è quella per cui "ogni paese è per se stesso", come ha riferito Sara Jane Ahmed, una ricercatrice di finanza climatica. Così non andremo molto lontano.

Immagine ripresa dall'articolo What humanity should eat to stay healthy and save the planet

Intanto, inondazioni, incendi e cicloni aumentano. Gli scienziati hanno capito che gli effetti antropici sugli equilibri del nostro pianeta sono da considerare una vera forza geologica, al pari di vulcani e terremoti, per intenderci. Il ciclo biogoechimico nell'Antropocene è sempre più influenzato dalle attività umane. Gli accordi a ribasso delle conferenze sul clima devono essere inseriti nei modelli di previsione in modo da fissare degli obiettivi a lungo termine che tengano conto di questa inerzia umana nell'affrontare il cambiamento climatico.
Abbiamo già parlato dell'importanza della dieta nell'ambito della sostenibilità. Le scelte alimentari che facciamo hanno un effetto importante sulla sostenibilità ambientale. Il nostro sistema alimentare industrializzato emette circa un quarto delle emissioni mondiali di gas serra, è responsabile del 70% dell'uso di acqua dolce, del 40% della copertura del suolo, si basa su fertilizzanti che alterano i cicli dell'azoto e del fosforo, inquinando fiumi e coste. Gli effetti più importanti vengono dalla filiera del bestiame. Ridurre il consumo di carne, per esempio, è un imperativo, ormai, per una dieta che abbia un'impronta ecologica minore. Se non si apporteranno cambiamenti alla dieta, tra il 2010 e il 2050, la produzione di cibo aumenterà dell'80% le sue emissioni di gas serra. La dieta è così importante nel bilancio della sostenibilità che gli scienziati stanno lavorando alacremente per disegnare delle diete salutari e sostenibili per tutte le popolazioni mondiali, tenendo conto del valore nutritivo dei prodotti locali, delle abitudini alimentari delle popolazioni e della loro situazione economico-sociale. Non bisogna, infatti, dimenticare che la sostenibilità alimentare può essere raggiunta sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, ma con soluzioni diverse. Nei paesi a basso e medio reddito, le diete salutari e sostenibili devono essere poco costose, per esempio, e in quelli in cui la malnutrizione è endemica, le scelte alimentari devono, in primo luogo, ripristinare il bilancio nutritivo.
Cosa dobbiamo fare? Ascoltare gli scienziati, informarci e prendere decisioni che portino il mondo a limitare il riscaldamento a 1,5°C entro il 2100. È ancora possibile raggiungere questo obiettivo? Sì, dicono gli scienziati, ma servono misure estreme. Lo scorso luglio, i ricercatori ci hanno fornito alcuni dati: nell'ultimo decennio, la copertura del ghiaccio marino nell'Artico è stata la minima rispetto agli ultimi 1000 anni, il continuo ritiro globale dei ghiacciai non ha eguali in almeno 2000 anni, e gli oceani si stanno riscaldando a un ritmo mai visto dalla fine della più recente era glaciale, 11000 anni fa.
Gli scienziati continuano, però, ad affermare che molti degli effetti più terribili del cambiamento climatico possono ancora essere evitati se si intraprende un'azione aggressiva ora. Ogni grado di riscaldamento è importante e il futuro è nelle nostre mani. Abbiamo le conoscenze scientifiche e la tecnologia per ottenere la sostenibilità ambientale, promuovere la resilienza climatica e fermare il riscaldamento globale. Dobbiamo solo farlo...

Referenze

How researchers can help fight climate change in 2022 and beyond

Sustainability at the crossroads

A guidebook to incorporate changing human behaviors into planetary models

What humanity should eat to stay healthy and save the planet

"COP26 hasn't solved the problem": scientists react to UN climate deal

COP26 climate pledges: What scientists think so far

COP architects furious at lack of climate justice at pivotal summit

Eating Less Red Meat Is Something Individuals Can Do to Help the Climate Crisis

IPCC climate report: Earth is warmer than it's been in 125,000 years

Goal 13 (United Nations)

Goal 13 (The Global Goals)

The Intergovernmental Panel on Climate Change

Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it) - Pubblicato l'8 gennaio 2022