Armati di scienza - Elena Cattaneo
Care ragazze e cari ragazzi la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo ha scritto nel 2021 un breve saggio divulgativo da cui traggo alcune riflessioni sul rapporto tra
scienza e informazione, tra scienza e politica. In questi ultimi due anni di pandemia, abbiamo assistito a una vera e propria "infodemia", un
fenomeno per cui circola una quantità eccessiva di informazioni, spesso basate su fonti non attendibili. Se coloro che fruiscono di queste informazioni non hanno
le competenze necessarie per giudicarne il contenuto, possono prendere decisioni dannose per loro stessi e per la società intera.
Avevo già parlato di alcuni "falsi miti" in campo scientifico (leggi anche
Falsi miti duri a morire e
Ciò che è dimostrato e ciò che non lo è).
In questo periodo, tuttavia, i dubbi sull'efficacia dei vaccini hanno causato morti e difficoltà nella gestione della pandemia. Chiunque abbia una minima competenza scientifica
sa che i vaccini sono tra i farmaci più sicuri ed efficaci (leggi anche
Vaccini e COVID-19: domande e risposte e
Vaccinarsi è un atto di altruismo). Rifiutare il vaccino contro il SARS-CoV-2
in questo momento è, non solo un sintomo di ignoranza, ma soprattutto un atto di egoismo.
È proprio in momenti come questo che, da una parte la scienza dovrebbe interrogarsi su come riuscire a comunicare correttamente ed efficacemente
i suoi risultati al grande pubblico,
dall'altra la politica dovrebbe favorire un'educazione scientifica dell'intera popolazione, tale per cui l'opinione pubblica sia in grado di capire i risultati
della scienza. Alcune vicende descritte da Elena Cattaneo nel suo libro ci fanno riflettere sulla situazione nel nostro paese. Di seguito, il corsivo si riferisce sempre a frasi dell'autrice.
Elena Cattaneo (2021) Armati di scienza. Raffaello Cortina Editore |
Molte indagini internazionali evidenziano che le resistenze sociali verso le innovazioni scientifiche si attenuano quando migliora il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni
politiche e scientifiche. Purtroppo, però, alcune recenti vicende politiche italiane non testimoniano certo una proficua e costruttiva collaborazione tra scienza e politica.
Consideriamo come esempio la lettera del 2001 a difesa dell'utilizzo nella ricerca scientifica e in agricoltura
degli organismi geneticamente modificati (OGM) firmata da più di mille autorevoli scienziati, tra cui i premi Nobel
Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini e indirizzata ai politici italiani.
Questa lettera non ebbe nessun effetto sulle decisioni del governo italiano, tanto che molti ministri dell'Ambiente e dell'Agricoltura
hanno opposto un cieco pregiudizio (che permane oggi) nei confronti del miglioramento genetico delle piante, indifferenti e inconsapevoli del disastro a cui hanno condannato la nostra
agricoltura e la bilancia commerciale agroalimentare italiana
(leggi anche OGM in Italia: la ricerca negata).
Un'altra triste vicenda è quella di Stamina (leggi anche Stamina: pasticcio all'italiana). Leggete la vicenda di Davide Vannoni che, nel 2007,
cominciò a trattare individui affetti da diverse patologie con presunte cellule staminali di derivazione midollare. La disperazione di chi era malato e
la colpevole disinformazione dei politici portarono il governo italiano addirittura a stanziare ben tre milioni di euro per finanziare un esperimento basato sulle false teorie di un ciarlatano.
Il mondo scientifico protestò, Elena Cattaneo compresa.
Elena Cattaneo, una scienziata, in parlamento è una fortuna. Grazie a lei e alle sue battaglie, quasi sempre portate avanti in netta minoranza, ci possiamo render conto di quanta
ignoranza scientifica guidi, spesso, decisioni politiche errate. Elena Cattaneo sta cercando di spiegare al mondo politico italiano quanto sia miope e sbagliato puntare quasi
esclusivamente sull'agricoltura biologica,
senza neanche sapere cosa significhi, invece di sostenere l'agricoltura integrata. Facciamo un esempio. L'erbicida glifosato, usato nell'agricoltura tradizionale,
è stato ultimamente
demonizzato e la sua messa al bando è stata proposta al Senato nel luglio del 2020.
Questo erbicida non è affatto più pericoloso dei prodotti a base di piretro, di sali di potassio,
di acidi grassi o di oli essenziali usati nell'agricoltura biologica. L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha inserito il glifosato nella stessa categoria in cui sono
presenti le emissioni da frittura ad alta temperatura o prodotte dal fuoco dei camini domestici e la carne rossa: "probabili cancerogeni". Perché il glifosato viene bandito e
la carne rossa no? L'utilizzo del glifosato potrebbe essere evitato ricorrendo alle colture di organismi geneticamente modificati. Questo tipo di ricerca però è limitata
da venti anni in Italia. Eppure, mai come oggi c'è una richiesta forte e chiara per una maggiore sostenibilità ambientale a cui, in pochi lo sanno, proprio le
biotecnologie potrebbero contribuire, studiando come rendere le piante resistenti a malattie e parassiti, o a condizioni climatiche sempre più estreme, in modo da poter ridurre
o eliminare l'utilizzo dei fitofarmaci (anche non di sintesi, come quelli a base di rame, autorizzati in agricoltura biologica), fertilizzanti o lavorazioni che contribuiscono ad aumentare
le emissioni dannose. Sarebbe, quindi, molto più lungimirante e sostenibile andare verso l'agricoltura integrata:
un sistema che integra tutti gli strumenti di protezione delle
colture (agronomici, fisici, biologici, chimici) secondo uno schema razionale per produrre quanto più
possibile con le risorse disponibili usate nel modo più efficiente.
Le copertine delle edizioni di dicembre 2021 di tre riviste scientifiche, tra le più importanti al mondo. Nature - Science - Cell |
Nel nostro paese vige un insieme di norme che impediscono agli scienziati di studiare e agli imprenditori di coltivare piante geneticamente migliorate.
I frutti derivanti dall'applicazione
della tecnologia CRISPR/Cas9 (leggi anche CRISPR: nobel per due donne e cibo per tutti) [...] sono preclusi agli scienziati italiani che non possono
sperimentarli in campo aperto. I nostri politici non sono in grado di prendere decisioni sensate quando si tratta di scienza. Perché? Probabilmente perché manca
la competenza scientifica. Le decisioni in ambito scientifico devono essere prese discutendo i dati scientifici, quelli che si ricavano da articoli pubblicati in riviste
specialistiche. Questi dati spesso non sono semplici da interpretare e per questo è necessario ricorrere a consulenti esperti provenineti dal mondo della ricerca scientifica.
La pandemia ha messo la scienza e gli scienziati al centro dell'attenzione. Tutti i governi del mondo si sono serviti di comitati scientifici che hanno guidato le scelte nelle fasi anche
più difficili della diffusione del virus. Grazie a uno sforzo senza precedenti sono stati sviluppati molti vaccini, tutti sfruttando le più moderne
tecnologie di ingegneria genetica.
Facciamo un confronto con la pandemia di influenza spagnola del 1918-1920.
Nel 1920 la popolazione mondiale era di circa 1,9 miliardi di persone. Tra il 1918 e il 1920, l'influenza spagnola causò
circa 50 milioni di morti (il 2,63% della popolazione mondiale).
Dal 2019 a oggi (3 gennaio 2022) il virus SARS-CoV-2 ha provocato 5,44 milioni di morti in tutto il mondo (lo 0,07% di una popolazione
di 7,9 miliardi di persone). È un confronto molto bruto, ma la scienza e i vaccini hanno sicuramente fatto la differenza.
Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it) - Pubblicato il 3 gennaio 2022