I segreti della morte di una stella
Cari ragazzi abbiamo studiato da poco come muore una stella e abbiamo capito che il suo destino dipende dalla massa iniziale. Ebbene, una giovane astrofisica,
Anna Ho, ha
recentemente fatto una scoperta molto importante che ci costringe ad aggiornare le nostre conoscenze. Il 9 settembre 2018, il programma da lei scritto per identificare eventi astronomici
insoliti ha fatto scattare un allarme: il segnale di una supernova esplosa tanto tempo fa era arrivato fino ai telescopi terrestri, ma non si trattava di una supernova normale...
Così è iniziata la sfida per spiegare cosa fosse successo.
La luce proveniente da questa supernova ha impiegato quasi un miliardo di anni per arrivare fino a noi e ci ha raccontato una nuova storia scientifica. La supernova aveva brillato
per milioni di anni prima di esplodere, solo che poco prima dell'esplosione finale, aveva improvvisamente espulso gas superficiali formando una specie di "bozzolo" attorno a
sé. La notte del 9 settembre e il giorno seguente molti telescopi hanno puntato i loro obiettivi verso quel punto nell'Universo da cui proveniva la luce
dell'esplosione e, grazie a osservazioni retrospettive, si è potuto concludere che i detriti nel "bozzolo" di gas erano entrati in collisione tra loro causando
un lampo di luce molto intenso e fugace. Una morte "strana" per una stella. Come mai alcune supernove hanno queste "morti", definite "estreme"?
Tycho supernova remnant: The Clumpy and Lumpy Death of a Star |
Nelle stelle, la forza di gravità e la pressione, dovuta alle reazioni di fusione nucleare,
"spingono" in senso opposto la materia, verso l'interno la prima, verso l'esterno la
seconda. Le stelle con masse otto volte maggiori di quella del Sole originano alla fine della loro vita stelle a neutroni e buchi neri, come sappiamo.
In queste stelle, le reazioni di fusione nucleare
producono atomi pesanti come ossigeno, carbonio, neon, azoto, magnesio, silicio, fino ad arrivare al ferro. Le temperature e pressioni interne della stella morente sono così elevate
che entra in gioco l'interazione nucleare forte, cioè quella forza che tiene uniti protoni e neutroni nel nucleo dell'atomo. Questo accade perché i nuclei degli atomi sono
così vicini da collassare in uno stato fisico molto denso formato prevalentemente da neutroni. Se la massa iniziale della stella è circa 20 volte o più quella del Sole,
questo collasso è tale per cui la forza di gravità a distanze così piccole diventa praticamente infinita, tale da superare l'interazione nucleare forte e determinare
la formazione di un buco nero. In tutti i casi la morte di una stella causa un rilascio di materia ed energia al di fuori della stella stessa. Da molto tempo l'uomo osserva nel cielo
notturno la luce emessa da stelle morenti. Nel 1572 Tycho Brahe, un astronomo danese, rimase affascinato dall'esplosione di una supernova nella costellazione di Cassiopea. Una
luce intensa che rimase nel cielo per mesi. Quello che resta di questa supernova è oggi osservabile con i moderni telescopi: l'immagine sopra è proprio ciò che resta di
questa immensa esplosione.
Affinché le supernove siano visibili a occhio nudo, come quella vista da Tycho Brahe, devono essere nella Via Lattea. Si tratta di fenomeni rari, ma i telescopi moderni possono
"vedere" molto più lontano e aiutarci a osservare molti più eventi per capire meglio le "morti estreme" delle stelle. In particolare, gli astrofisici hanno da tempo osservato
emissioni di lampi gamma da stelle morenti (GRB, Gamma Ray Burst, i raggi gamma
sono radiazioni elettromagnetiche molto energetiche). Alcune supernove molto particolari, denominate
"tipo Ic-BL", emettono un'energia dieci volte superiore alle supernove normali, sono mille volte più luminose, ma appaiono e scompaiono in poche ore. Ci vuole, dunque, fortuna,
per captarle? Sperare che il telescopio sia puntato nella direzione giusta al momento giusto? No, ci vuole intelligenza, come ha dimostrato Anna Ho.
SN 2018cow |
Nonostante i supervisori di Anna le avessero detto che rischiava di non vedere nulla e non avere dati per la sua tesi di dottorato, lei decise di scrivere un programma che automaticamente
segnalasse gli eventi celesti particolarmente luminosi. In un giorno le capitava di analizzare fino a 100 eventi, ma nessuno era così anomalo. Nel giugno 2018, però, Anna
lesse di un evento, chiamato, AT2018cow, molto più luminoso del normale. Decise si puntare un telescopio verso la zona dell'Universo da cui proveniva il segnale e
di inizare a studiarlo. I miei collaboratori e io abbiamo trascorso giornate e nottate a rivedere ripetutatmente i dati, cercando di capire come interpretarli. Alcuni di quei momenti,
come noi tutti insieme a calcolare le proprietà dell'onda d'urto su una lavagna [...], rimangono i miei ricordi più prezioni del periodo del dottorato.
Anna e i suoi colleghi hanno scoperto che questo evento era molto particolare: i raggi gamma prodotti erano rimasti visibili più a lungo del previsto, come alimentati da un
motore centrale e la stella morente
aveva prodotto intorno a sé quel "bozzolo" di gas e polvere la cui origine resta molto misteriosa. Il 9 settembre 2018 Anna avvistò qualcosa con il suo programma
e finalmente il 28 gennaio 2020 vide quello che cercava. Uno strano intenso bagliore di raggi gamma. Ha osservato quell'evento
con molti telescopi diversi, dormendo nella stanza delle osservazioni di uno di questi con la sveglia alle 4:00 di mattina pronta per captare le radiazioni al momento giusto, secondo
le previsioni dei suoi calcoli. Grazie a questa osservazione ha confermato che non tutte le stelle di grandi dimensioni muoiono come si pensava e i comportamenti anomali prima
dell'esplosione finale restano da spiegare. Forse Anna si avvicinerà, chissà, ai misteri che avvolgono i buchi neri.
Anna è una giovane ricercatrice che ha studiato al MIT (Massachusetts Institute of Technology), a Caltech (California Institute of Technology) e ora
a trenta anni dirige un gruppo di ricerca a Berkeley, una delle Università più prestigiose degli Stati Uniti, cercando di risolvere uno degli
enigmi più affascinanti dell'astrofisica moderna.
Ha già collezionato molti premi e
non dorme la notte per fare ricerca, scrivendo formule alla lavagna con i suoi colleghi che provengono da paesi di tutto il mondo. Vi piacerebbe vivere un'esperienza simile?
Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)