Sette pianeti per sognare
Cari ragazzi questo approfondimento è dedicato a Arianna Chuquipul perché ha chiesto tante cose durante questi tre anni e
ne ha imparate molte di più.
Sì lo confesso, il 22 febbraio 2017 mi sono emozionata. La NASA ha annunciato la scoperta di un sistema planetario ad "appena"
40 anni luce dalla Terra, nella costellazione dell'Acquario, formato da una stella nana, più piccola e meno luminosa
del Sole, con sette pianeti orbitanti intorno ad essa, molto simili alla Terra, tre dei quali nella zona abitabile.
GRANDIOSO!
Pur trovandosi nella nostra galassia, si tratta comunque di esopianeti, essendo all'esterno del nostro sistema solare. Come se tutto
ciò non fosse abbastanza eccitante, gli scienziati hanno annunciato che in questi sette pianeti, di dimensioni simili alla Terra,
può esserci acqua liquida! E acqua liquida equivale a dire vita! Vado troppo di fretta? Sì... Però...
Come è stato scoperto il sistema planetario TRAPPIST-1 e cosa sanno gli scienziati di questi sette pianeti?
Una ricostruzione immaginaria dell'ambiente presente su TRAPPIST-1f. Guardate gli altri pianeti e la stella nana nel cielo! (https://www.nasa.gov/sites/default/files/styles/full_width/ public/thumbnails/image/1_main_pia21423-png.png?itok=2Stv_aWu) |
Se analizziamo l'acronimo TRAPPIST possiamo già avere un'idea del metodo usato per scoprire questi pianeti. Infatti, TRAPPIST sta
per Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope, un telescopio che si trova in Cile.
Il metodo utilizzato è quello della
fotometria da transito (leggi anche A caccia di altre terre). Se un pianeta passa
davanti alla stella intorno a cui orbita ne diminuisce la luminosità per un certo periodo di tempo. Infatti, per quanto un pianeta
sia più piccolo della stella, durante il suo passaggio, copre parte della radiazione emessa dalla stella stessa. L'entità
della diminuzione della luminosità della stella fornisce informazioni anche sulla dimensione del pianeta che sta transitando. Nel caso di
stelle piccole, questo metodo è molto efficace per rilevare la presenza di pianeti orbitanti intorno alla stella stessa proprio perché
è più facile osservare la diminuzione di luminosità. Il primo dei pianeti del sistema TRAPPIST-1 è stato visto nel 2010. Dopo
la prima osservazione, gli scienziati di TRAPPIST-1 hanno coinvolto gruppi di ricerca che lavorano con telescopi
sparsi in tutto il mondo: in Marocco, nelle Hawaii, nel
Regno Unito, in Spagna, in Sud Africa e infine anche lo Spitzer Space Telescope della NASA in California. Sono stati così registrati
ben 34 transiti attribuibili a sette diversi pianeti.
Il sistema planetario TRAPPIST-1 è molto compatto, i pianeti sono tutti molto più vicini alla stella
di quanto non lo siano Mercurio, Venere,
la Terra e Marte al Sole. Tuttavia, la stella TRAPPIST-1 è più piccola e meno luminosa del Sole. Si tratta, infatti, di una stella nana.
Questo fa sì che la temperatura di
questi pianeti sia tale da garantire la presenza di acqua liquida. TRAPPIST-1 ricorda molto Giove e i suoi quattro satelliti
galileiani: Io, Europa, Ganimede e Callisto, anche se con una massa 80 volte maggiore del sistema gioviano. I ricercatori hanno concluso che questa
somiglianza è indice di un simile processo di formazione di questi due sistemi. Sappiamo, del resto, che Giove è una stella mancata.
I sette
pianeti sono stati chiamati TRAPPIST-1b-1c-1d-1e-1f-1g-1h. I pianeti 1b, 1c, 1e, 1f e 1g hanno una dimensione simile a quella della Terra,
mentre 1d e 1h sono
più piccoli, con una dimensione compresa tra quella della Terra e quella di Marte. Considerando le stime della loro denistà, i sei pianeti
più interni dovrebbero essere rocciosi, mentre è ancora incerto lo stato di 1h. Una peculiarità di questi pianeti è
che hanno un polo sempre rivolto verso la stella perché il loro asse è complanare con il piano dell'orbita, quindi un polo avrà
un giorno perpetuo, mentre l'altro una notte infinita!
I sei pianeti interni formano inoltre una catena risonante per quanto riguarda i periodi di rivoluzione. Cosa significa? Se consideriamo i loro periodi
di rivoluzione: 1,51 - 2,42 - 4,04 - 6,06 - 9,1 - 12,35 giorni e facciamo i rapporti tra ogni periodo e il precedente otteniamo valori simili. Cioè
2,42/1,51 = 1,6 - 4,04/2,42 = 1,7 - 6,06/4,04 = 1,5 - 9,1/6,06 = 1,5 - 12,35/9,1 = 1,4. Per noi questi numeri potrebbero non significare nulla, ma gli
esperti ci dicono che queste risonanze orbitali sono generate naturalmente quando più pianeti interagiscono con una stella nascente,
aggregandosi lontani dall'astro in formazione e poi migrando all'interno del disco rotante. Questo aspetto aiuta gli astrofisici a capire come
si è formato TRAPPIST-1 e altri sistemi simili.
La figura mostra i periodi orbitali di TRAPPIST-1, dei pianeti interni del nostro sistema solare e dei satelliti galileiani di Giove.
(https://www.nature.com/nature/journal/v542/n7642/images/542421a-f1.jpg) |
Dalle osservazioni e misurazioni fatte sembra molto probabile che i pianeti 1e, 1f e 1g abbiano non solo acqua liquida sulla loro superficie ma veri e
propri oceani e forse un'atmosfera del tutto simile a quella terrestre. Questi tre pianeti nella cosiddetta zona abitabile sembrano veramente
molto interessanti, tanto che, fantascienza a parte, c'è chi inzia a sognare davvero...
Questi pianeti potrebbero ospitare vita? Semplicemente ancora non lo sappiamo. Il SETI ha, tuttavia, puntato i suoi strumenti verso questo sistema
planetario per ricevere eventuali segnali (SETI Institute observes Trappist-1).
Ogni giorno il SETI passa 12 ore a cercare segnali provenienti da
questi sette pianeti! Arriveranno? Non si sa.
C'è, però, una cosa certa. Tra pochi miliardi di anni
il Sole finirà il combustibile nucleare e il sistema solare scomparirà. TRAPPIST-1 sarà invece
ancora un sistema planetario giovane con davanti una lunghissima esistenza ancora da "vivere", circa 1000 miliardi di anni! Ebbene, questo è
un tempo più che sufficiente per l'evoluzione della vita, anzi per più evoluzioni ed estinzioni successive!
Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)