Ebola: l'epidemia del 2014 |
Cari ragazzi in questa fine di 2014 dobbiamo parlare di Ebola. Perché? Perché ragazzi curiosi come
Samuele Tabacaru della
1aD e Tommaso Radicchi della 2aD chiedono di cosa si tratta e perché, a breve, parleremo di
virus.
Ebola è, infatti, un virus, cioè un complesso di macromolecole che ha come unico scopo quello di trovare una cellula
vivente in cui potersi replicare. Ebola fa parte di una famiglia di virus noti come filovirus. Lo Zaire ebolavirus è noto
semplicemente come Ebola, poi ne esistono altri come il Marburg o il Lloviu virus, tutti sconosciuti prima degli anni sessanta. I
filovirus provocano febbri emorragiche con decorso, spesso, fatale. Gli scienziati stanno studiando la biologia del virus
perché solo in questo modo sarà possibile controllare e magari prevenire le epidemie. Vediamo quello che si sa.
Da dove vengono i filovirus?
Nel 1967 alcuni ricercatori vennero infettati con il virus di Marburg mentre lavoravano con scimmie africane. Il virus si mostrò
letale per
molte scimmie e anche per l'uomo. Si capì subito che i primati, scimmie e uomo, non erano l'ospite naturale dei filovirus.
Infatti un virus
non tende ad uccidere il proprio ospite, altrimenti non avrebbe più cellule in cui replicarsi. Iniziò così
la caccia alla specie
che doveva funzionare da serbatoio naturale. Nel 2007 un minatore dell'Uganda fu infettato ancora dal virus di Marburg e si
cominciò a sospettare dei pipistrelli. Analizzando 1300 pipistrelli provenienti da quella miniera i ricercatori trovarono cinque
di essi infettati dal virus, ma asintomatici. Quindi, questi potevano essere i portatori sani del virus. Anche per Ebola ci sono indizi che
la riserva naturale siano i pipistrelli. Alune specie di pipistrello possono lasciare i loro fluidi infetti sulla frutta, che poi viene
mangiata da
altri animali o dall'uomo. L'epidemia in corso è iniziata nel febbraio 2014 in Guinea. Una bambina è
morta di una malattia apparentemente sconosciuta e il virus ha iniziato a propagarsi. Così
13 donne, che avevano partecipato al funerale di alcuni morti in Guinea, e un guaritore locale, che aveva avuto contatto con i primi malati,
sono morti
in Sierra Leone e il contagio si è esteso.
La regione dell'Africa occidentale colpita dall'epidemia di Ebola del 2014. Aumento del numero di casi di infezione dall'inizio dell'epidemia. (Immagine ripresa da Butler and Morello, 2014) |
Quanto sono diffusi i filovirus?
I filovirus sono stati trovati non solo nei primati e nei pipistrelli, ma anche nei maiali. Nelle Filippine alcuni uomini che lavoravano in
allevamenti di maiali infetti, hanno contratto il filovirus dei suini, come era evidente dagli anticorpi presenti nel loro sangue,
ma non si sono ammalati. In alcune regioni dell'Africa, un 20 % della popolazione è risultato positivo agli anticorpi contro Ebola. Questi
uomini sono venuti a contatto con il virus, ma per qualche ragione non si sono ammalati. Gli scienziati studiano la diffusione di questi virus
perché tanto più il virus si diffonde e si replica, tanto maggiore è la probabilità che possa mutare,
cioè si possa evolvere, in una forma
più virulenta. Le analisi genetiche suggeriscono che nell'epidemia in corso c'è stata una singola trasmissione dall'ospite animale
all'uomo e che, successivamente il virus sia stato trasmesso da uomo a uomo.
È possibile prevedere dove si svilupperanno epidemie di Ebola?
Gli scienziati hanno disegnato una mappa delle zone a rischio. In Africa sono molte le regioni in cui gli uomini vivono a contatto con popolazioni
di pipistrelli, tanto che si parla di 22 milioni di persone a rischio. La frequenza delle epidemie di Ebola sembra in aumento,
dopo la prima nello
Zaire nel 1976. Secondo gli studiosi le cause sono da ricercare nell'aumento della popolazione africana e nella sua maggiore mobilità.
Sierra Leone,
Guinea e Liberia, i tre paesi africani maggiormente colpiti dall'epidemia del 2014, sono tra quelli considerati più a rischio,
anche
perché abitate
da numerose popolazioni di pipistrelli.
Perché Ebola è così letale?
Ebola è uno dei virus più letali. Nelle varie epidemie dal 50 % al 90 % delle persone contagiate, è morta.
Il motivo sta nel fatto
che questo virus rende inefficiente la difesa immunitaria dell'uomo. Infatti, Ebola infetta e rende inattive le cellule delle cosiddette
difese innate. Queste cellule morenti scatenano una vera e propria tempesta di sostanze chimiche, le citochine, che,
a loro volta, uccidono le cellule che avrebbero dovuto produrre anticorpi protettivi. Il virus attacca poi le cellule della milza e dei
reni,
danneggiando i meccanismi di bilancio idrico e salino dell'organismo e impedendo la coagulazione del sangue. Nei casi più gravi, anche le
cellule del fegato e dei polmoni vengono colpite, i vasi sanguigni perdono liquidi nei tessuti circostanti e l'organismo muore. Gli
individui, che sono sopravvissuti ad un'infezione di Ebola, hanno sviluppato anticorpi contro il virus che hanno impedito la morte
delle cellule del sistema immunitario innato e la conseguente tempesta di citochine. Come ci siano riusciti resta un mistero da decifrare. I
ricercatori sono tuttavia concordi nel sottolineare che un trattamento medico opportuno all'inizio dell'infezione aumenta notevolmente la speranza di
sopravvivenza dei pazienti infettati da Ebola.
Un'immagine di una particella virale di Ebola. Ebola ha un R-"not" = 2. Ciò significa che ogni persona infetta contagierà altre due persone. (http://www.nature.com/polopoly_fs/7.21172.1414583572!/image/Ebola1.jpg_gen/derivatives/landscape_630/Ebola1.jpg) (https://ka-perseus-images.s3.amazonaws.com/45d4f0644f9822c37410e5b09454e580c08319d4.png) |
Ebola può essere fermato?
Nelle precedenti epidemie di Ebola, i pazienti sono stati isolati e trattati precocemente. Le persone che erano venute a contatto con i malati
erano state monitorate e isolate tempestivamente. Nell'epidemia di quest'anno, invece, gravi errori sono stati commessi all'inizio della
diffusione del virus.
Così Ebola ne ha approfittato per diffondersi. Il numero di infettati è raddoppiato ogni 3-4 settimane dall'inizio dell'epidemia, circa
8000 persone sono state colpite e la metà è morta. Abbiamo seguito le notizie di vari operatori sanitari che sono stati
contagiati e poi reimpatriati con eccezionali misure di sicurezza per essere curati. In questi giorni anche un medico italiano sta lottando per
sopravvivere ad Ebola. Ebola si trasmette
per contatto con i fluidi corporei di una persona infetta. È, tuttavia, un virus non molto contagioso.
Ogni persona che contrae il virus Ebola contagia,
in media, altre due persone; mentre, per esempio, ogni malato di morbillo infetta, in media, altri 18 individui.
Il virus può sopravvivere nei fluidi corporei che vengono a contatto con le superfici, come pavimenti, pareti e corrimano per
circa 24 ore,
anche se la probabilità di infezione dopo poche ore scende in modo significativo.
Ebola ha un periodo di incubazione
di 21 giorni. Monitorando le persone che sono venute a contatto con gli ammalati per questo periodo di tempo si riesce a controllare
la diffusione del virus stesso. In condizioni di sovraffollamento e scarsa organizzazione, questa fase può risultare critica,
come è avvenuto
in alcuni dei paesi africani colpiti dall'epidemia.
Il virus Ebola può, quindi, essere fermato. La sua diffusione in Africa è, purtroppo, il risultato di condizioni sanitarie
particolarmente precarie.
Le precedenti epidemie di Ebola si erano verificate in zone rurali e, forse, anche per questo erano rimaste più circoscritte.
Diversi volontari stanno partecipando alla sperimentazione per mettere a punto un vaccino contro Ebola, alcuni operatori sanitari e ricercatori sono
morti perché contagiati durante i loro soggiorni in Africa. Persone coraggiose, da ringraziare e ricordare.
Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)