Stiamo aumentando. Avremo fame?

Cari ragazzi è tempo di pensare seriamente a cosa mangeremo domani! Nel 2050 saremo più di 9,5 miliardi e bisognerà raddoppiare la produzione di cibo. Dovremo farlo rispettando l'ambiente, più di quanto non sia stato fatto finora. Dal 1960 ad oggi la popolazione mondiale è aumentata di 4 miliardi di persone e la cosiddetta rivoluzione verde ha permesso un aumento delle rese dei raccolti per rispondere all'aumentata richiesta di cibo. Sono state sviluppate nuove tecniche di coltivazione, utilizzando antiparassitari, fertilizzanti ed efficienti sistemi di irrigazione. Ma 842 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza e due miliardi soffrono di carenze alimentari.
Purtroppo l'agricoltura intensiva ha avuto e continua ad avere un forte impatto ambientale. E' tra le cause più importanti di perdita di biodiversità, vuoi per la deforestazione e vuoi per l'utilizzo di grandi monocolture (mais, frumento, riso e patate). Il settore agricolo è responsabile del 30-35 % dell'accumulo di gas serra nell'atmosfera, sempre a causa della deforestazione, delle emissioni di metano negli allevamenti e coltivazioni di riso e delle emissioni di ossido di azoto dovuti ai fertilizzanti. Per non parlare dei cambiamenti climatici, legati anche all'effetto serra, che minacciano sempre più le rese agricole. L'agricoltura intensiva consuma enormi quantità di energia e risorse naturali, il 70 % di tutta l'acqua dolce è utilizzata per l'agricoltura. Fitofarmaci e fertilizzanti sono le maggiori sostanze inquinanti di fiumi e falde acquifere. Molti residui di queste sostanze si ritrovano nei prodotti agricoli, diventando così pericolosi per animali e uomini.
La FAO (Food and Agriculture Organization) ha stimato che nel mondo viene prodotta una quantità di cibo pari a circa 2720 kcal al giorno per persona. E' quindi evidente che ci sia un'iniqua distribuzione delle risorse alimentari e, soprattutto, uno spreco ignobile. Lo scorso 5 febbraio 2014 si è celebrata la giornata contro lo spreco alimentare. In Europa si sprecano 90 milioni di tonnellate di alimenti all'anno, circa 180 kg a testa e, nonostante la crisi, il 25 % della spesa finisce nel cestino. Per evitare lo spreco, ognuno di noi può fare qualcosa, quindi facciamolo!
Ridurre gli sprechi e ridistribuire le risorse non sarà sufficiente a soddisfare la nuova richiesta alimentare. E allora?

La crescita della popolazione umana sulla Terra.
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Nei prossimi anni bisognerà o estendere gli ettari di terreno coltivati o aumentare le rese per ettaro. L'agricoltura occupa già il 38 % delle terre emerse e, considerati anche gli appezzamenti di terreno attualmente impiegati per la produzione intensiva di biocarburanti, non sembra ci sia molto spazio per l'aumento della superficie di terreni coltivabili. Non ci resta, quindi, che l'aumento delle rese agricole.
Una soluzione potrebbe arrivare dall'introduzione di nuove varietà di piante che abbiano rese più elevate, siano capaci di crescere in condizioni sfavorevoli, come terreni aridi o temperature più rigide e magari che non necessitino dell'uso di grandi quantità di fertilizzanti o fitofarmaci. Le biotecnologie potrebbero sicuramente dare una mano in questa direzione. Vi ho già parlato di piante ingegnerizzate resistenti ad alcuni erbicidi o capaci di esprimere tossine batteriche contro insetti nocivi. Abbiamo già discusso della sterile opposizione tra chi sostiene le colture transgeniche e quelle biologiche (leggi anche To be or not be transgenic). Molti pensano che avremo bisogno di combinare più sistemi differenti. Per fortuna alcuni genetisti e agricoltori biologici cominciano a capire che questa è l'unica strada percorribile. Lo sviluppo di colture transgeniche più resistenti e meno bisognose di acqua e azoto sembra l'unico modo possibile per aumentare le rese riducendo i consumi idrici e l'uso di fitofarmaci e fertilizzanti chimici.

Come garantire cibo a sufficienza alla popolazione mondiale senza danneggiare l'ambiente?
(http://magazine.linxedizioni.it/files/2014/01/linx-magazine-17.pdf)

Nuovi approcci biotecnologici, inoltre, sembrano fornire le basi per un'agricoltura più sostenibile. E' già in sperimentazione una varità transgenica di mais in grado di sintetizzare molecole di RNA, progettate per essere complementari all'RNA messaggero di alcuni geni vitali di scarabei parassiti. Questi RNA interferiscono con la normale espressione genica degli insetti parassiti, uccidendoli in pochi giorni.
I genomi di molte piante coltivate sono stati sequenziati e molti geni responsabili di caratteristiche desiderabili sono stati identificati. Così sono stati messi a punto i cosiddetti marcatori genetici, che permettono di identificare se la pianta possiede il carattere desiderato già nelle prime fasi di sviluppo. Questo approccio noto come selezione assistita da marcatori, sta accelerando notevolmente le pratiche di selezione artificiale, rendendo il processo molto più efficiente e sicuro.
Si parla poi di cisgenesi. In questo caso un gene di una varietà selvatica viene introdotto in una varietà coltivata della stessa specie. Nel melo, per esempio, è stato trasferito il gene per la resistenza a un fungo patogeno, identificato in una varietà selvatica dell'albero da frutto.
Un'ultima rilfessione da fare riguarda i cambiamenti della qualità della nostra alimentazione. In nazioni densamente popolate sta aumentando vertiginosamente la richiesta di proteine animali. Non bisogna dimenticare che la zootecnia è responsabile del 14,5 % di tutte le emissioni di gas serra. Per produrre 1 kg di carne bovina, occorrono almeno 8 kg di frumento. Sarebbe, allora, auspicabile ridurre il consumo di carne, visto che il 75 % di tutte le terre disponibili per l'agricoltura è adibito al pascolo o alla coltivazione di alimenti per animali da allevamento. Per non parlare degli effetti benefici che la riduzione di consumo di carne avrebbe sulla salute. Infatti troppi grassi animali contribuiscono all'obesità, al diabete, ai disturbi cardiovascolari e ai tumori.
Oppure, per risolvere molti problemi, potremmo semplicemente sostituire bovini, suini e pollame con la più grande risorsa proteica del pianeta: gli insetti!!!
Una cosa è certa, dobbiamo darci da fare come singoli individui e come comunità mondiale se non vogliamo lasciare alle nuove generazioni un mondo affamato.

Referenze

Giancarlo Sturloni (2014) Il futuro dell'agricoltura. LINX Magazine, la rivista di scienze per la classe, 17: 10-15.
L'articolo originale online.

Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)