L'evoluzione biologica della moralità

Cari ragazzi, siete pronti per un argomento difficile? Di quelli che sono tema di dibattito infinito tra i sapienti del mondo? Se si, leggete questo riassunto di un bell'articolo di Telmo Pievani, un filosofo della scienza che scrive sempre cose molto interessanti.
Se vi chiedessi cosa è la moralità, quale sarebbe la vostra risposta?
Potremmo forse dire che alla base della moralità c'è l'altruismo? La moralità è, infatti, quell'insieme di comportamenti che ci permettono di essere giusti, onesti e di agire nel bene della società in cui viviamo.
Animali sociali e nostri parenti stretti, come gli scimpanzè, manifestano comportamenti che possiamo definire i precursori della moralità umana: la cooperazione, il mutuo aiuto (per esempio la condivisione del cibo), l'empatia, l'altruismo, l'impegno a risolvere conflitti e così via. Questa osservazione suggerisce di per sé che ci sia stata un'evoluzione biologica della moralità. Il genere Homo ha poi espanso in maniera considerevole la sua corteccia cerebrale arrivando a sviluppare il linguaggio, la coscienza di sé, il pensiero filosofico, scientifico... Insomma la cultura. Le società umane si sono sviluppate, evolute e reciprocamente influenzate. E' come se il percorso evolutivo dell'uomo lo avesse portato a frenare l'egoismo e rafforzare lo spirito di cooperazione all'interno del gruppo di appartenenza.

"The Evolution of Morality: The Biology and Philosophy of Human Conscience", questo il titolo di un convegno che si è tenuto ad Erice a fine giugno 2012.
Ecco la presentazione della conferenza internazionale.

Per alcuni studiosi la moralità è un prodotto della cultura, al di fuori e al di sopra della natura, per altri è tutta una questione di chimica del nostro cervello. Ma forse la giusta via per comprendere realmente la nascita della moralità è ancora una volta affidarsi a quella teoria dell'evoluzione di Charles Darwin, che ci ha permesso di comprendere a pieno tanti aspetti diversi della biologia.
E infatti già Darwin ipotizzò che il senso morale nascesse dalla socialità. Certo questo fu un argomento difficile da spiegare all'inizio... Abbiamo studiato che la selezione naturale agisce aumentando la fitness degli individui maggiormente adattati, cioè questi lasciano più geni propri nella generazione successiva. Questo è il successo evolutivo di un individuo. Sacrificarsi per i propri simili non garantisce il trasferimento di nessun gene proprio alla generazione successiva e allora perché dovrebbe essere un comportamento favorito dalla selezione naturale?
Tuttavia, se l'altruista si sacrifica per dei parenti, perderà i suoi geni ma favorirà quelli che ha in comune con loro. Ecco allora che la selezione di parentela potrebbe in parte spiegare comportamenti altruistici da un punto di vista strettamente evolutivo.
Cerchiamo, allora, di capire cosa successe quando i nostri antenati cominciarono a vivere in gruppo. La socialità si dimostrò un'arma formidabile per avere la meglio sui potenti predatori che a quel tempo ci cacciavano. Molti scienziati oggi pensano che il senso morale possa essere nato come un meccanismo difensivo, quando la nostra specie era divisa ancora in piccoli gruppi.

La molecola dell'ossitocina, un ormone peptidico di 9 aminoacidi, prodotto dall'ipotalamo.
Struttura molecolare ripresa da WIKI.

La minaccia della predazione costituì, agli albori della nostra storia, una forte pressione selettiva, che indusse i nostri antenati alla cooperazione e all'altruismo. Questi comportamenti si svilupparono non certo improvvisamente. L'evoluzione, non bisogna dimenticarlo mai, lavora con il materiale che si trova a disposizione, "riciclandolo", potremmo dire, per nuovi adattamenti, quando necessario. Questo fenomeno è detto exaptation e si verifica quando una struttura, evolutasi per altre ragioni funzionali, viene poi convertita a nuovi usi. Ebbene gli scienziati hanno identificato nell'ormone ossitocina il fulcro molecolare dell'adattamento dei mammiferi all'altruismo. L'ossitocina, prodotta dall'ipotalamo, è un ormone peptidico di 9 aminoacidi coinvolto nel parto, nell'allattamento, ma anche nell'accoppiamento e nelle cure parentali. Le mutazioni ai recettori di questo ormone hanno molto probabilmente guidato l'adattamento del cervello degli ominini (uomini e scimpanzè) verso l'evoluzione di comportamenti morali all'interno delle emergenti strutture sociali. In questo modo, facendo gioco di squadra, siamo scappati dai predatori ed eccoci qui!!!
La conclusione più convincente al momento è dunque quella secondo la quale l'emergere della moralità derivi dalla combinazione dell'azione di geni, ormoni, elaborazioni culturali e responsabilità individuali. Ogni uomo dovrebbe, quindi, avere ben chiaro in testa che il successo evolutivo della nostra specie è scaturito proprio da comportamenti altruistici!!!

Referenze
Telmo Pievani (2012) L'evoluzione della morale. Le Scienze, 526: 64-71.

Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)