Intelligenza: geni e non solo...

Laura Cappelletti della classe 3a B, studiando le leggi dell'ereditarietà di Mendel, ha posto una domanda che affascina molti scienziati e non: "Quanta della nostra intelligenza dipende dai geni?". Confrontando Homer e Lisa Simpson diremmo poca!!!

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I caratteri fenotipici che sono determinati da un solo gene e che seguono le leggi di Mendel, come scoprirete andando avanti negli studi, non sono molti. Ciò che noi siamo è il risultato invece di un'interazione molto complessa tra più geni e ambiente. I genetisti esprimono spesso questo concetto con l'equazione P = G + E, dove P sta per "phenotype", G per "genotype" e E per "environment". A parole l'equazione dice che il fenotipo è la somma di due fattori il genotipo e l'ambiente. Tutti i caratteri degli organismi viventi che dipendono da più geni e dalla loro interazione con l'ambiente si chiamano caratteri complessi (o ad ereditarietà poligenica), mentre quelli determinati da un singolo gene si chiamano caratteri mendeliani (o ad ereditarietà monogenica). Per i caratteri mendeliani P = G + E diventa P = G perché E = 0, cioè l'ambiente non ha nessun effetto, o comunque ha solo un effetto trascurabile. I caratteri complessi sono detti anche quantitativi perché variano da individuo ad individuo in maniera continua assumendo molti valori diversi (si pensi per esempio all'altezza), mentre i caratteri mendeliani sono qualitativi (per esempio fiore rosso o bianco).
L'intelligenza è un carattere difficile da definire e molto complesso! Gli scienziati misurano l'intelligenza con test noti come test IQ ("Intelligence Quotient"). Si tratta di test cognitivi che misurano le abilità matematiche, verbali e spaziali di un individuo e vengono in genere usati per prevedere le abilità scolastiche ed eventuali disturbi dell'apprendimento. I risultati dei test sono ben correlati con i risultati scolastici ma non spiegano di certo l'intelligenza nella sua complessità. Tuttavia il quoziente intellettivo è facile da misurare in questo modo e riflette le abilità mentali generali di una persona per cui è ampiamente utilizzato dagli scienziati.
Grazie all'IQ gli scienziati stanno studiando quanta parte dell'intelligenza è determinata dai geni e quanta parte è invece determinata dall'ambiente (ambiente inteso, per esempio, come eventuali problemi di disponibilità di ossigeno al cervello durante il parto, esperienze infantili, ambiente socio-economico-culturale in cui si cresce, stimoli ricevuti durante l'età evolutiva del cervello, per esempio nella pre-adolescenza e nell'adolescenza e così via).
Un ottimo strumento per lo studio dei determinanti genetici dell'intelligenza è rappresentato dai gemelli omozigoti. Si tratta di gemelli identici con DNA identico. Si è visto che nei gemelli identici i risultati dei test IQ tendono ad essere più vicini tra loro rispetto ai gemelli diversi, a conferma del fatto che una certa percentuale di intelligenza è di origine genetica.

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Studiando allora il DNA di gruppi di gemelli e confrontando i risultati ottenuti nei test di intelligenza si è iniziata la caccia ai geni responsabili della parte ereditaria dell'intelligenza. Si prende il DNA di coloro che hanno i punteggi più alti in questi test e si confronta con il DNA di coloro che hanno punteggi più bassi. Se si scoprono delle regioni di DNA che sono diverse tra i due gruppi si può sospettare di aver trovato la zona del DNA in cui risiede la differenza tra coloro che ottengono punteggi elevati nei test IQ e coloro che ottengono punteggi medio-bassi. Ebbene i primi risultati non sono stati confortanti...si è scoperto solo un gene, di cui non si conosce neanche la funzione, che spiegherebbe lo 0,4 % dell'intelligenza...e l'altro 99,6 % da cosa è spiegato? Studi successivi al primo, ma basati sullo stesso tipo di approccio, hanno messo in evidenza che il numero di geni coinvolti nel determinare le abilità mentali dell'uomo è probabilmente molto elevato ma ognuno di questi geni, presi singolarmente, spiega solo una piccola parte dell'intelligenza complessiva di una persona. Cosa significa tutto ciò? Significa, ovviamente, che studiare l'intelligenza e i suoi determinanti genetici non è affatto semplice. Al momento i geni coinvolti scoperti non sono più di una decina e soprattutto non spiegano un granché della variabilità di questo complesso carattere.
Un altro approccio per lo studio di come varia l'intelligenza tra uomo e uomo prevede l'osservazione diretta del cervello. In uno di questi studi il cervello di bambini in età scolare è stato, per così dire, fotografato una volta all'anno e i risultati scolastici di questi bambini sono stati confrontati con la struttura del loro cervello. I risultati di questo studio hanno evidenziato che la corteccia cerebrale, lo strato esterno del cervello dove ha sede l'elaborazione dell'informazione più complessa, cambia forma e struttura fino a vent'anni. Gli scienziati hanno inoltre scoperto che le differenze nei punteggi ottenuti nei test di intelligenza riflettono l'andamento seguito dallo sviluppo del cervello.
Nei bambini la corteccia cresce di spessore per poi assottigliarsi grazie alla "potatura" di alcuni rami. I bambini superintelligenti e gli adulti che ottengono punteggi alti nei test di intelligenza hanno regioni della corteccia più grandi e tratti di materia bianca più organizzata. La materia bianca è formata dalle fibre nervose che collegano parti distanti della corteccia. La materia bianca conferisce rapidità mentre la materia grigia, l'insieme dei corpi dei neuroni, conferisce potenza di elaborazione.
Gli studi dimostrano che lo sviluppo della corteccia fino a venti anni è condizionato in maniera determinante dall'ambiente intellettuale: scegliere di provare nuove esperienze, leggere libri, dedicarsi alla conversazione sono attività che modificano il nostro cervello...e le nostre abilità mentali, cioè in altre parole l'intelligenza. E' sempre più chiaro dunque che un carattere complesso come questo, in cui sono coinvolti decine di geni, ha sicuramente una base ereditaria ma l'ambiente è determinante affinché si sviluppi l'intelligenza nell'uomo adulto come l'insieme di tutte le facoltà che ci permettono di capire idee complesse, di adattarci con efficacia all'ambiente, di imparare dall'esperienza, di adottare varie forme di ragionamento, di superare gli ostacoli con il ragionamento. Gli scienziati non lo dicono ancora esplicitamente ma si comincia a capire che per l'intelligenza nell'equazione P = G + E...G conta meno di E! Abbiate cura quindi del vostro cervello e vedrete!

Referenze
Carl Zimmer (2008) Alla ricerca dell'intelligenza. Le Scienze 484: 62-69.

Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)