Il morbo di Alzheimer, la malattia che cancella i ricordi

Questo approfondimento risponde ad una delle curiosità dei ragazzi della classe 3aB. Riccardo Croccolino si è infatti posto la seguente domanda: "Cosa succede all'interno del cervello quando c'è il morbo di Alzheimer?"
La malattia di Alzheimer deve il suo nome al neurologo tedesco Alois Alzheimer che un secolo fa per primo osservò strani accumuli di proteine nella corteccia cerebrale dei suoi pazienti. I malati di Alzheimer subiscono una cancellazione progressiva dei loro ricordi da quelli più recenti a quelli più datati fino al mancato riconoscimento delle persone più care. Per analogia è come se da un computer togliessimo dei files perdendo irrimediabilmente i dati in essi contenuti.
Per capire cosa succede nel cervello dei malati di Alzheimer bisogna cercare di capire come il nostro cervello ricorda ed apprende. La zona temporale e l'ippocampo sono due aree del nostro cervello fondamentali per quella che gli scienziati chiamano memoria dichiarativa, cioè la memoria responsabile della rievocazione di dati e fatti.

http://www.morphonix.com/software/education/science/brain/game/specimens/images/hippocampus.gif

Per esempio il ricordo di una lezione ben studiata, di una vacanza divertente, dei lineamenti del viso delle persone care e degli amici sono tutti ricordi da attribuire alla memoria dichiarativa.
Altri tipi di memoria, come per esempio l'intensità con cui si ricorda un'esperienza terrificante e lo shock conseguente sono da attribuire all'amigdala (che si trova davanti all'ippocampo), oppure il ricordo di come realizzare un bel passo di danza o un bel colpo giocando a tennis risiede nel cervelletto.
La zona temporale, l'ippocampo, l'amigdala e il cervelletto sono tutte aree del nostro cervello implicate nella memoria. Quando nel nostro cervello si imprime la memoria di un avvenimento o di qualcosa che abbiamo imparato fondamentalmente sono le connessioni sinaptiche tra neuroni che si formano e si consolidano. Alla base della memoria c'è infatti una specifica sequenza di neuroni collegati tra loro da sinapsi. Nel momento in cui questa "sequenza di neuroni" si accende noi ci ricordiamo di qualcosa. Cosa succede allora nei malati di Alzheimer?
Nei malati di Alzheimer molti neuroni delle zone del cervello implicate nella memoria degenerano e muoiono e in questo modo si interrompono queste reti neuronali con il conseguente progressivo affievolirsi dei ricordi. La causa della malattia è una proteina che si chiama beta-amiloide (A-beta). Questa proteina sembra implicata nella comunicazione tra neuroni. Normalmente la proteina A-beta viene ottenuta da una proteina più grande che si trova nella membrana cellulare (la proteina APP o precursore della A-beta). Quando A-beta serve per la comunicazione tra neuroni viene tagliata dalla proteina APP e svolge la sua normale funzione. Ma nei malati di Alzheimer, a causa di alcune mutazioni genetiche, la proteina A-beta viene prodotta in eccesso e si accumula nell'ambiente acquoso all'esterno dei neuroni e tra un neurone e l'altro.

http://www.elements4health.com/images/stories/conditions/amyloid-plaque-formation.jpg

Inoltre siccome questa proteina ha una porzione idrofobica (cioè che "non ama" l'acqua), più molecole di A-beta aderiscono strettamente l'una all'altra mascherando le porzioni idrofobiche l'una con l'altra e formando piccoli aggregati solubili. All'aumentare della quantità di A-beta si formano anche strutture fibrillari insolubili che danno origine alle placche proteiche osservate nel cervello dei malati di Alzheimer. Sia gli aggregati solubili che le fibrille insolubili di A-beta sono tossici per i neuroni ed è stato dimostrato sperimentalmente che interagiscono con i processi critici per l'apprendimento e la memoria nei topi. Dunque questi aggregati di A-beta sono la causa della degenerazione neuronale nella malattia di Alzheimer. E sappiamo bene che una volta morti i neuroni e interrotti i collegamenti sinaptici tra di essi... muoiono anche tutti i nostri ricordi.

2007 Alzheimer's Association. www.alz.org. All rights reserved. Illustrations by Stacy Janis.

Grazie all'ingegneria genetica gli scienziati stanno cercando delle strategie per combattere l'Alzheimer. Una possibile strategia è quella di ripulire il cervello dagli aggregati tossici di A-beta prima che questi provochino dei danni irreparabili grazie all'utilizzo di anticorpi capaci di riconoscere questi aggregati proteici e di indurre così le cellule immunitarie del cervello ad attaccarli e distruggerli.

In blu la progressione delle placche di proteina A-beta nei malati di Alzheimer (www.alz.org).

Ma mentre gli scienziati cercano di vincere la lotta contro questa terribile malattia, cosa possiamo fare noi per prevenirla?
Seguiamo il consiglio degli scienziati: "Le persone che praticano esercizio fisico durante la mezza età corrono un terzo dei rischi, rispetto a quanti non lo praticano, di contrarre il morbo di Alzheimer dopo i settant'anni. Persino chi comincia a fare ginnastica dopo i sessant'anni può ridurre i rischi di ben la metà"...allora ci vediamo in palestra!!!

Referenze
Wolfe M.S. (2006) "Nuove speranze contro l'Alzheimer" Le Scienze 457: 55-61.
Aamodt S. and Wang S. (2008) "Il tuo cervello. Istruzioni per l'uso e la manutenzione" Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano.

Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)